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Come rispondere agli aumenti del gasolio?

Faggioli, Presidente FIAP: « Punterei a una revisione delle regole sui rapporti tra vettori e committenza»

| Pubblicato in Organi di Informazione
Come rispondere agli aumenti del gasolio Intervista a Gian Paolo Faggioli Presidente FIAP tratta da un articolo di UominiTrasporti 3 v2

Intervista tratta da un articolo a cura della Rivista Uomini e Trasporti. 

Gian Paolo Faggioli è un imprenditore parmigiano dell’autotrasporto. Lo ha sottolineato lui stesso nel discorso d’insediamento: «Siamo imprenditori, fortemente impegnati nel nostro lavoro, che hanno raccolto e accettato una sfida impegnativa e importante in un momento davvero critico dell’economia, del lavoro e della rappresentanza nel nostro settore e non solo». Sostituisce Massimo Bagnoli, in carica dal 2008, nominato Presidente onorario.

LE RISPOSTE

1. Lo scenario evidenziato purtroppo corrisponde alla realtà ed è veramente complicato, in un simile contesto, capire quali possano essere le priorità da portare avanti. Ma dovendo, per forza, cercare di fare qualcosa per migliorare la situazione al primo posto metto un punto ben preciso: far recuperare dignità al settore, cercando di far rispettare le regole e trovandone altre che possano contribuire a migliorarlo, ma soprattutto ascoltare le imprese, per dare supporto concreto agli associati e al tempo stesso avere costantemente il polso della situazione reale «sul campo». Perciò, per recuperare quella dignità ritengo che lo strumento più efficace sia quello di far riprendere valore ai costi di sicurezza, come base di ogni trattativa commerciale. Non si tratta di limitare la libertà negoziale e la libera concorrenza, ma di valorizzare la competitività, perché l’assenza di regole non porta a una maggiore libertà, ma a una diffusa irregolarità, dove prevale il più furbo anziché il più bravo. Invece in un sistema regolato, come dovrebbe essere quello dell’autotrasporto – che è sottoposto a vincoli esterni (condizioni meteo, traffico, restrizioni della viabilità, lavori stradali) assenti nelle altre industrie – i minimi di sicurezza costituirebbero un perimetro capace di tenere insieme la libertà negoziale con la responsabilità sociale, coniugando la competitività con la salute e la sicurezza non solo degli autisti, ma anche degli automobilisti e, nel medio periodo, porterebbero a un trasporto che costerebbe meno e varrebbe di più. Per tutti e non solo per il committente.

2Non siamo soddisfatti della trattativa con il governo, anche se valutiamo positivamente l’impegno profuso dalla vice ministra Teresa Bellanova, perché la proposta – che dobbiamo accettare perché, data l’estrema difficoltà del momento, non possiamo rinunciare a niente – è di portata contenuta e non rappresenta una soluzione. Dal momento che le misure del governo costituiscono sempre uno sforzo che si chiede alla collettività, per non sprecare risorse, vorremmo che andassero a centrare le cause del disagio e non solo a curarne i sintomi. Per questo, dovendo scegliere una misura, punterei certamente a una revisione delle regole sui rapporti tra vettori e committenza. È in questo rapporto, infatti, che nascono le turbolenze da cui nel medio periodo proviene quella precarietà che impatta sulla sicurezza stradale. Il punto essenziale per noi è, dunque, il ripristino dei costi di sicurezza da prendere come riferimento in ogni trattativa.

3Indubbiamente le proteste spontanee hanno contribuito a far sì che il governo abbia concesso ulteriori 80 milioni al settore. Ma non è di una mancia che abbiamo bisogno, bensì di un riesame completo sulle regole che in parte già ci sono e in parte vanno integrate, aggiornate e fatte rispettare. Avere delle regole chiare, condivise, e la cui applicazione sia facilmente verificabile significa valorizzare la concorrenza, evitando che la competitività vada a discapito della sicurezza. Dobbiamo evitare che il trasporto lo si paghi poco, ma costi troppo per tutti. Quanto alla rappresentatività, trovo assai grave che la politica – o meglio i partiti – abbia tolto ai trasportatori la possibilità di eleggere i componenti dell’Albo dei trasportatori, per affidarla alle Confederazioni dove sono presenti anche i clienti dell’autotrasporto. Una decisione che ha tenuto fuori associazioni storiche davvero rappresentative come la nostra e ha aperto le porte dell’Albo a soggetti scarsamente rappresentativi. È davvero inquietante che la Fiap, essendo stata esclusa dall’Albo sia stata esclusa anche da tutti i tavoli di confronto con il governo, pur rappresentando insieme circa 40.000 addetti, a fronte di associazioni che ne rappresentano nel migliore dei casi alcune migliaia. Qualcuno prima o poi dovrà spiegarci i motivi di questa assurdità, senza nascondersi dietro la banale giustificazione che era volontà espressa dal ministro Enrico Giovannini di avere meno interlocutori al tavolo delle trattative. 

4. Nel mio primo discorso ho detto che tra gli obiettivi primari della nostra associazione c’è l’aggregazione fra le aziende, anche con formule innovative, purché portino al risultato di avere meno imprese, ma molto forti e ben strutturate. Dobbiamo, però, anche cercare di riunire le numerose associazioni presenti nel nostro settore, cercando di riunire quelle che rappresentano in modo disgiunto tante imprese, ma che hanno gli stessi problemi e gli stessi obiettivi. Ma, attenzione, si tratta di unire nel senso di «armonizzare», non di «omologare». Dobbiamo essere bravi a fare sintesi, perché nessuno deve rinunciare alla propria storia e alla propria identità, ma proprio la capacità di tenere insieme storie e valori diversi è la via per arricchire il mondo associativo.

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